Article in Italiano & English for Tess Magazine - La Rivista del Como Style
Si scrive “Emroce”, si legge “costumi a impatto zero” dal cuore comasco: un’eccellenza tessile, inserita da “Luxiders”, magazine dell’eco-fashion, tra i 10 brand italiani ecosostenibili. Sì, perché l’idea imprenditoriale di Emma Churchill La Rocca, giovane stilista neozelandese per metà comasca – il marito è di Sagnino – nasce sul lago e qui fiorisce, prima di prendere il largo, almeno sul piano produttivo per la Nuova Zelanda. Una parentesi dovuta a ragioni familiari («la scuola di nostra figlia») e di business («il governo incoraggia lo sviluppo delle piccole imprese»). Ma Emma prepara un rientro in grande stile «Torneremo a Como – assicura - perché le radici di mio marito sono troppo forti. L’idea è di dar vita a una “Emroce eco surf gallery” in Italia e una in Nuova Zelanda, così da produrre nei due Paesi, passando da un’estate all’altra».
Ci sono voluti 12 anni perché il progetto fosse perfezionato a dovere. «L’idea di una linea di costumi a zero spreco mi è venuta nel 2012, in Cile, dove insegnavo surf – racconta Emma – Lì ho scoperto il tessuto per costumi ECONYL® di Aquafil, di Arco di Trento. Prima non immaginavo che i capi di swimwear si potessero fare in modo sostenibile. Non ci sono scuse perché i capi che indossiamo non siano fatti di fibre naturali e compostabili, ma i costumi hanno bisogno della plastica…». Il tessuto Made in Italy dava la giusta alternativa («Aquafil sostiene healthyseas.org, un gruppo di subacquei volontari che aiuta a ripulire gli oceani dai fili di pesca “fantasma”. Questo materiale viene rigenerato per dare vita a un nuovo filo»).
«Ho studiato Fashion Design alla Massey University di Wellington per quattro anni e già all’epoca facevo moda sostenibile, ma uno dei nostri tutor ci ha mostrato capi “zero waste” e io ho pensato: “perché non rendere i miei abiti ancora più rispettosi dell’ambiente?». La tutor era Holly McQuillan, un’autorità nel settore. Ecco che Emma entra in contatto con “Zero Waste Design Collective”. Ma è sul lago di Como che il puzzle di Emroce si compone. «Ho incontrato la celebre fotografa Linda Rosewall che camminava a Moltrasio e questo ha dato la spinta giusta. Ha accettato di fare il primo servizio fotografico, dandomi due settimane per finire la mia collezione».
Non c’è dubbio che nell’alchimia imprenditoriale di Emroce l’ambiente comasco abbia giocato un ruolo decisivo: «Como ha aggiunto valore ai prodotti che realizzo in molti modi importanti. Ho imparato che gli italiani fanno molta attenzione a come vestono e a quello che indossano. Molti capiscono se quello che indossano è buono oppure no semplicemente tastando il tessuto. Di conseguenza, presentare i miei capi in questo mercato mi ha indotto a puntare davvero alla perfezione». Poi c’è un dettaglio speciale, il vero “segreto” della vestibilità di Emroce. «Il lago mi ha aiutato parecchio, perché la nostra casa era proprio sul lato opposto della “Spiaggetta” di Carate Urio. Tutte le volte che ideavo un nuovo modello, attraversavo la strada e mi tuffavo dal molo: un test per vedere se il bikini restava a posto». Da quella prima collezione, risalente a qualche stagione fa, con modelli ispirati dal lago di Como, intitolata “Deco del Mar”, poco è mutato. Anche in questo Emroce fa notizia, nel solco di una filosofia eco sostenibile di serie A, sempre più contagiosa anche tra i grandi brand. «Non facciamo nuove collezioni. Sostituiamo disegni che non piacciono e ne aggiungiamo altri, sulla base dei suggerimenti della clientela. L’ispirazione, ora, viene soltanto da come i capi vestono le fisicità, nel corso della confezione».
I costi? «Con zero sprechi possiamo tenerli bassi». Si calcola che i tessuti non “zero wast” vengano mandati al macero in percentuali tra il 15-40%. «Con il filo avanzato noi riempiamo i cuscini – aggiunge la stilista – Il packaging è riciclato e compostabile. Diamo garanzie di riparazione per l’intera vita del capo». Il glamour Made in Como partecipa anche a forgiare l’immaginario 100% eco di Emroce nel mondo. Numerose immagini del sito si riferiscono proprio agli scatti sul lago: Carate Urio, Brienno e dintorni. Una costante sorpresa per la clientela, affascinata dall’e - leganza delle coste lariane. «Molti neozelandesi non sanno dove sia Como, ma avere le ville e gli scorci del lago come scenario, nelle foto, aggiunge valore al prodotto, sicuramente. L’Italia è conosciuta nel mondo per i suoi prodotti di qualità, perciò il Made in Italy è tenuto in gran conto». E dunque, ammette Emma, comasca per amore, «non importa dove viviamo, le mie mani cuciranno sempre costumi».
Scritto di Vera Fisogni
The article in English
You write “Emroce”, you read “zero impact swimwear” with a Como heart: a textile excellence, recently included by eco fashion magazine “Luxiders” among the 10 eco-sustainable Italian brands. The entrepreneurial idea of Emma Churchill La Rocca, a young designer from New Zealand, whose husband is from Sagnino, came to fruition in Como before she moved to New Zealand: a parenthesis due to family reasons (‘for our daughter to start school’) and business (‘the NZ government encourages the growth of small businesses’). But Emma is currently planning to return to the lake. ‘We will move back to Como,’ she assures, ‘because his Italian roots exert a strong pull on my husband. The idea would be to have an Emroce eco-surf gallery in Italy, and one in NZ so that I can produce in both countries and skip from summer to summer between them.’
It took 12 years for the initial idea to be perfected. ‘The notion of making zero waste swimwear came to me in 2012 while I was teaching surfing in Chile,’ she says. ‘There I discovered an article on the ECONYL® swimwear fabric by Aquafil (from Arco di Trento). Previously I had no idea that sportswear could be made in a sustainable manner. There is no excuse for other items of clothing not being made with natural fibers and therefore being compostable, but sportswear often needs to be made of plastic.’ The fabric proved to be the best option for Emma’s purpose. Aquafil supports healthyseas.org, a group of volunteer divers who help to clean our oceans of ghost fishing nets. These nets are melted down and spun into a new yarn and are used to make ECONYL® fabric.
‘I studied Fashion Design at Massey University, Wellington, NZ for 4 years. At that time I was already working only on sustainable fashion, but one day one of our tutors showed us her zero waste patterns and I thought, ‘Why not make my clothing even more environmentally friendly?’ The tutor was Holly McQuillan, an authority on zero waste fashion. Then Emma came into contact with the “Zero Waste Design Collective”. Finally, the Emroce puzzle came together on Lake Como. ‘I was about 3 years into it, when I met renowned photographer Linda Rosewall walking through Moltrasio and this gave me a good kickstart. She agreed to do my first photoshoot and gave me two weeks to finish my first collection! The pattern pieces simply fell into place.
There’s no denying the Como setting played a crucial role in the entrepreneurial alchemy of Emroce. ‘Como added to my product in a number of important ways. I learned that Italians care a lot about what they wear and how they are wearing it. Most Italians will know if a garment is good or not just by feeling the fabric, so introducing my products into this market forced me to really aim for perfection.’ Furthermore, the very “secret” of Emroce’s wearability is a special detail. ‘The lake helped me a lot, because we lived across the road from the little beach in Carate Urio. Every time I came up with a new style I would run across the road and dive off the jetty as a test to see if the bikini would stay on.’
Since that first collection, dating back to a few seasons ago, with models inspired by Lake Como, entitled “Deco del Mar”, little has changed. Also from this perspective, Emroce makes waves in top eco-sustainable philosophy, distinguishing itself even among the big brands. ‘For the time being we’re keeping the one collection. We remove designs that we no longer favour, and we add new designs usually based on our clients’ advice. Inspiration now comes solely from how the garment looks on the body and the patternmaking process.’
And what about the cost? ‘By using zero waste patterns we are able to keep the cost of our swimwear low.’ In normal patterns – not ‘zero-waste’ – 15% to 40% of the fabric is thrown away. ‘Our thread ends are used to stuff cushions. Our packaging is nothing fancy. It is recycled and compostable. We have a lifetime repair guarantee.’ Lake Como’s glamour also forges Emroce’s 100% eco identity worldwide. Many of the images of the swimwear collection featured on the website refer to shootings made on the lake: Carate Urio, Brienno and surroundings. Customers are fascinated by the elegance of the location. ‘Most New Zealanders don’t know where Como is, but having the lake and its villas as a backdrop in photos definitely makes for added value. Italy is world renowned for its quality products, so anything made in Italy is held in high regard.’ As a result, says Emma, led to our shores by love, ‘No matter where we live, my hands will be sewing swimwear.’
Written & translated by Vera Fisogni